"Balbo era tutto là, in questo colloquio intimo che lo staccava dalle vicende che ci stringevano il cuore, simile ad una noria che in mezzo al deserto tragga ad ogni secchio un po' d'acqua pura e fresca e ciò senza soste e senza stanchezza.Se interrompeva il suo lavoro era per insegnare ai suoi allievi (di cui alcuni oggi hanno nomi ben noti) come si fa a dipingere.

Insegnava con calma, con pazienza, interpretando la incerta personalità dei discepoli nell'intento di potenziarla, purificandola dalle scorie esteriori..." Domenico Rapisardi 1955

" ... dentro baracche coperte di foglie di palma ciascuno tentava di saggiare e riconoscere le proprie capacità personali, sapendo che per sopravvivere e per ricominciare non restava che contare su di esse.

Ricordo che in questa atmosfera angosciata visitare Balbo e vederlo lavorare dava un senso di calma e di sicurezza confortanti. In qualsiasi ora del giorno ci recassimo da lui (egli non rendeva visita a nessuno) lo trovavamo seduto accanto al suo lettino da campo intento a dipingere, a disegnare, a modellare l'argilla, con l'attenzione ed insieme con la smemoratezza di chi scava in se stesso traendone continuamente inaspettati tesori".

Studi di anatomia  1942

Al fiume  1945

Ritratto di Antono Camarca 1942

"... E' propriamente il campo di prigionia, anzi la sua baracca e nella baracca quell'angolino in cui si era ritagliato il suo "atelier", vicino al letto da campo, col rudimentale deschetto costruito con materiali e strumenti di fortuna, dove egli, che non andava a trovare mai nessuno, lavorava, studiava, leggeva, insegnava a chi glielo chiedeva, e riceveva i suoi amici, molti dei quali conservano i delicati e sensibili, espressivi ritratti da lui rapidamente schizzati con le matite, i pastelli. i pennelli che era riuscito a procurarsi". Santi Bonaccorsi 1980