L' Italia è in guerra.
Conoscendo la lingua amarica, è destinato come ufficiale alle truppe di colore.
"22 maggio 1940
Mi capita in ufficio Robertino .“Ci siamo“ fa, allegro e ridente e sventola una cartolina rosa. E’ il richiamo.
Resto allibito dalla sua incoscienza. Io sento il brivido della vertigine.
Sento che la cosa mi tocca molto da vicino. Non mi interessano gli affari ormai agli sgoccioli.
“Bene verrò anch’io”
Resto solo. Rifletto un poco non tanto.
Potrei ritornare in Italia. Ci sarà la guerra. Io resterò. A far la morte del topo come tutti diciamo".
10 giugno ore 10
Siamo in marcia per il nostro lavoro quando veniamo sorvolati da un aereo, poi un altro un altro e un altro ancora. Son sei. Vanno a oriente. Nulla sappiamo ancora ma lo sentiamo. Difatti poco dopo l’ordine di rientrare all’accampamento. L’annuncio. Discorsi. Presentat armi. Eia !
E restiamo mosci!"
1940 - Nei giorni precedenti l'entrata in guerra dell'Italia comincia a scrivere un diario.
"30 gennaio 1941 Siamo arrivati alla stazione di Keren in tempo per ricevere il primo bombardamento di aerei inglesi la mattina del trenta. Lasciamo la strada, ci arrampichiamo sulle alture e sostiamo in una selletta davanti alla quale si stende la pianura del Bassopiano Occidentale. All’orizzonte una fascia scura."
"Il 12 Febbraio un carnaio. Aerei e cannonate. Un uragano. La sera è venuto Corriglio a contarci. Eravamo partiti da Addis Abeba che la mia compagnia aveva 120 effettivi. La sera del 12 siamo in linea 23 tutti malconci".
"25 aprile 1941 Siamo costretti ad arrenderci agli inglesi. Non riesco a trattenere le lacrime e non mi interessa un fico secco che gli ascari mi vedano. Ho finito la mia carriera di ufficiale, ho finito la mia esperienza di coloniale. Sono prigioniero. Non ho alzato le braccia, non ho chiesto pietà, così non me l’aspettavo”.
"26 aprile Arriva un ufficiale inglese con un camion. Ordine di imbarcarci. Faccio io da interprete”.